Approfondimenti
Halloween, Maria Pintaoru, Cerbero e la paura che non c’è
Halloween, o Hallowe’en (All Hallow’s Evening) è l’espressione con la quale è indicata comunemente la celebre festa del 31 ottobre, in versione anglofona. Le origini di tale espressione risalgono ai tempi in cui il Cristianesimo iniziava ad assorbire, inglobare e trasformare i riti propri di culture e religioni precedenti; perciò la festa originale è ben più antica del nome “Halloween”. Anche le celebrazioni del 31 ottobre tipiche di varie culture nel mondo sono feste dalle origini antichissime e molto più profonde di quanto siamo abituati a credere. Vediamo due punti di vista particolarmente interessanti, ricchi di suggerimenti per approfondire la ricerca, sulle storie e le tradizioni del 31 ottobre in Sardegna e nel Mediterraneo in generale. Su “Maria Puntaόru / Pintaoru”, nello specifico.
Salvatore Dedola pone l’accento sull’ennesima demonizzazione della cultura sarda originaria e del Femminile, ad opera della Chiesa, arrivando alla potente figura di Cerbero:
Si tramanda che la vecchia Tzia Maria Puntaόru (o Puntalόru o Pintaoru) passasse la notte dei Morti a mangiare la pastasciutta che i parenti avevano l’obbligo di lasciare sul tavolo imbandito in cucina a ricordo dei propri defunti: ma se non ci si ricordava e la pastasciutta veniva invece mangiata dai vivi, la signora Puntaloru passava di notte e non trovando da mangiare bucasse la pancia di chi avesse osato macchiarsi di tale sacrilegio.
È ovvio che col passare dei secoli la storiella sia stata mutata notevolmente, a causa dell’intromissione della Chiesa. E così si è fatto combaciare Puntalòru con lo ‘spiedo’ e si è inventata questa storiella delle vendetta.
In realtà Puntalόru ha la base etimologica nel sumero pu ‘bocca’ + tal ‘ampia’ + ur ‘cane’: pu-ta-lur ‘cane dalla bocca grande’. Indicò gli Inferi per antonomasia. Per Greci e Latini Cerbero era il mastino che emetteva latrati come tuoni, guardiano del Regno dei Morti (Virgilio, Apuleio). Potè essere placato lanciandogli un’offa soporifera, una pagnotta (Eneide VI). Questa è una concezione arcaica dell’Aldilà rimasta in Sardegna anche con altri lemmi.
[Leggi le traduzioni e interpretazioni di Salvatore Dedola sul suo sito Linguasarda.com , nel suo profilo Facebook e nel suo
canale YouTube]
Graziella Pinna Arconte mette in luce chi, in persona, ha subìto il ribaltamento: le Janas, le antiche Sciamane sarde all’epoca della Matrilinearità. Le feste del 31 ottobre sono la preparazione all’inverno e dunque alla primavera, ritualità che iniziavano i bambini a ricercare gli strumenti per liberarsi dalle paure ataviche:
I bambini devono sapere che le nostre tradizioni sono ancor più antiche di Halloween e conoscerle nella giusta valenza: quella delle ritualità di preparazione all’inverno, per degnamente accogliere quelle di primavera e DE SU NENNIRI. In Sardegna, fin dalla notte dei tempi, i bambini venivano iniziati a superare le paure ataviche anche attraverso figure mitologiche atte a contrastare le forze del Male e perorare i valori del Bene. Considerata la Cultura Matrilineare che ci caratterizza, tali figure sono generalmente donne molto potenti. Shamane dette Janas che tutelano la Natura e gli Elementi in nome della Dea Madre. (…)Il rito vuole che si rispettino i doveri dell’accoglienza e che tutto sia pronto per il nuovo ospite (l’inverno). Soprattutto i bambini non devono mangiare la pastasciutta (grano) senza aver prima riempito i cesti di frutta secca e dolci d’uva passa per Maria Puntaoru (dispensa). Se la mangiano essa apre la loro pancia (superamento della paura).
[Leggi l’articolo completo di Graziella Pinna Arconte e la Ballata che ha scritto e messo in scena, direttamente sul suo blog “Il ritorno di Abraxas”]
Alcune immagini di Cerbero, secondo Peter Paul Rubens e William Blake:
