Approfondimenti
Tra l’oceano e il fiume: ai confini dell’esoterismo religioso
“Tra l’oceano e il fiume: ai confini dell’esoterismo religioso”
Relazione di Graziella Ricci
“Colui che conosce se stesso conosce Dio”.
(Ibn ‘Arabī , S. XII)
L’epigrafe scelta per questa relazione appartiene a Ibn ‘Arabi, noto mistico arabo del secolo XII. È una buona introduzione all’argomento di oggi, argomento che inizialmente non mi convinceva perchè parlare di esoterismo è già di per sé una contraddizione. Come ha detto il linguista L. Wittgenstein: “Su ciò di cui non si può parlare si deve tacere”. Nel cercare di esprimere e tradurre l’esoterico e il sacro linguisticamente, ciascuno di noi, senza volerlo, è di fatto un traditore, traduce, interpreta e commenta quello che non si può descrivere a parole. (…) Nel secolo XIX, con lo studio sull’origine delle lingue, molti studiosi di dottrine e/o filosofie esoteriche hanno trovato linguaggi nascosti in numerosi documenti e opere artistiche e letterarie come la Commedia dantesca o i testi di Avicenna e di Ibn ‘Arabi, le cattedrali medievali, certe pitture rinascimentali. Poiché parlare di esoterismo implica non soltanto parlare degli aspetti mistici e ineffabili delle diverse religioni, opere e movimenti spirituali, ma anche del rapporto dell’essere umano con il sacro, proverò a offrire qualche riflessione personale sull’obiettivo di tutte le religioni nel mondo: la relazione dell’uomo col divino oppure la realizzazione del divino nell’uomo, secondo le varie prospettive. (…) Tutte le grandi tradizioni sacre del mondo descrivono il processo di crescita spirituale con le stesse immagini primordiali e parlano della ricerca di un qualcosa di inesprimibile che trascende la mente. Eppure, esse magari discutono e si scontrano, nel confrontare i loro rispettivi obiettivi, come se alla base della loro ricerca non ci fosse la stessa esperienza di unione con il divino. Una storiella orientale spiega in modo ameno questa apparente contraddizione:
Quattro viaggiatori – un persiano, un turco, un arabo e un greco – discutevano su come spendere l’ultima moneta che avevano. “Io desidero angur”, disse il persiano, ma il turco preferiva uzum, mentre l’arabo era a favore di comperare inab e il greco stafil. Un uomo che passava in quel momento ascoltò la loro discussione e si offrì di comperare ciò che ciascuno voleva, sempre che gli avessero dato la loro moneta. I quattro uomini, inizialmente diffidenti, alla fine decisero di dargliela. Quando lo sconosciuto, che era linguista, comperò un grappolo d’uva per ciascuno di loro, il persiano, il turco, l’arabo e il greco furono gradevolmente sorpresi nel ricevere il loro angur-uzum-inab-stafil.
Fonte (link dal quale è possibile scaricare la relazione completa in pdf):

William Blake, “The Sun at His Eastern Gate” (1816-1820)