Approfondimenti
Vite parallele: umani e nanobatteri
“Cosa possono dirci i Nanobatteri e le Nanovescicole sull’Origine della Vita?”, è con questo nuovo articolo che il prof. Igor Jerman prosegue la condivisione delle sue ricerche sull’origine della vita. Dopo aver discusso sul ruolo dell’acqua e sui Domini di Coerenza ( qui ), si addentra nel mondo dei nanobatteri e delle nanovescicole, illustrando la sua ipotesi: se consideriamo una diversa prospettiva che vede la vita in termini di informazione organizzata espressa attraverso stati fisici e fisicochimici ordinati, i nanobatteri (le nanovescicole in generale) hanno parecchio da rivelarci…
Di seguito riportiamo alcune parti che abbiamo tradotto in italiano dall’articolo completo originale in inglese ( che potete trovare qui ):
COSA POSSONO DIRCI I NANOBATTERI E LE NANOVESCICOLE SULL’ORIGINE DELLA VITA?
Abstract: (…) l’ordine molecolare, fisico e fisicochimico complesso sostituisce la molecola di DNA nella sua capacità di mantenere la stabilità del complesso di informazioni, di generazione in generazione. Questi sistemi sono stati già trovati nel pianeta Terra di oggi e persino negli organismi, inoltre sono stati riprodotti artificialmente. Si chiamano “nanobatteri” e in generale nanovescicole o nanoparticelle. Possono rappresentare il vero passaggio da forme non-viventi a organismi primitivi.
Parole Chiave: Origine della Vita, Definizione di Vita, Evoluzione Pre-Biotica, Domini di Coerenza, Ordine a Lungo Raggio, Informazione Attiva, Nanobatteri, Bioni, Biomimetica, Biomorfi.
Dal momento in cui la biologia riduzionista iniziò ad affermarsi (durante la seconda metà del diciannovesimo secolo), una minoranza di biologi si è opposta alla visione sempre più “molecolarizzata” della vita. Vedevano un principio unificante che avrebbe potuto spiegare l’immensa complessità e la capacità di organizzarsi trovate persino nei più semplici organismi. Sono stati accusati di “vitalismo” dai più, e almeno dall’inizio dell’era del DNA in biologia alcuni gruppi di “vitalisti” hanno pensato che sarebbero stati addirittura estromessi dalla biologia. Ad ogni modo, la scintilla di una visione olistica, organica, emergentista sulla vita non si è mai spenta; durante il ventesimo secolo si è semplicemente spostata da una prevalente percezione mistica ad un ambito scientifico. (…)
Secondo il punto di vista molecolare e genecentrico della vita le vescicole complesse non verrebbero mai trattate come qualcosa di simile agli organismi, forse solo come un ambiente adatto per l’inizio di un vero processo molecolare di origine della vita. La ragione è che è difficile immaginare come le vescicole possano acquisire un apparato genetico con un codice genetico funzionante. Ma se consideriamo una diversa prospettiva che vede la vita in termini di informazione organizzata espressa attraverso stati fisici e fisicochimici ordinati, queste vescicole diventano molto più interessanti e degne di ulteriore e più approfondito studio. (…)
Esistono due diversi punti di vista sui nanobatteri e nanovescicole in generale, entrambi con le loro argomentazioni. Quale visione è più vicina alla verità? Io propongo una coraggiosa ipotesi secondo la quale entrambi hanno ragione a modo loro, rappresentando due facce della stessa realtà. In primis, la disputa sullo status biologico dei nanobatteri / nanovescicole in generale, dimostra la già citata imbarazzante situazione che la biologia non ha ancora una definizione generale sul tema-base della sua stessa ricerca: la vita. Ciò che da un certo punto sembra essere un organismo vivente può, da un altro punto di vista, essere considerato come un sistema non-vivente. Certo, questo non capita quando pensiamo ad organismi inequivocabilmente viventi, come umani, animali, piante. Ma quando ci avviciniamo a certi limiti (di solito legati alle piccole dimensioni), laddove certi sistemi possono ancora manifestare alcune caratteristiche della vita e contemporaneamente non mostrarne certe altre, l’assenza della definizione di “vita” presenta una grossa sfida.
Dal punto di vista del problema sull’origine della vita, possiamo sollevare un’ipotesi secondo la quale una larga parte di nanovescicole rappresenta proprio un passaggio dal mondo animato a quello inanimato. Vari bioni e biomorfi di sintesi possono, in effetti, rappresentare solo forme estremamente complesse di precipitazione (cristallizzazione) di varie sostanze. D’altro canto, almeno alcuni nanobatteri – forse quelli trovati in fluidi corporei – possono rappresentare veri e propri esseri viventi con la capacità di adattamento ed evoluzione. Da qualche parte in questo strano nano-mondo può scorrere la linea di demarcazione tra la vita e la non-vita – e ancora, la sua posizione dipende dalla nostra definizione di vita. Alla luce di questa considerazione, tre importanti conseguenze seguono logicamente:
- L’origine della vita non fu un momento in qualche remoto passato geologico – è tutto il tempo qui con noi, non come un “miracoloso” momento, ma come un permanente passaggio di certi sistemi (nano)vescicolari (possiamo immaginare che ciò accada nel regno dei nanobatteri, ma anche tra i bioni).
- L’ “origine della vita” (o meglio l’emergere dei sistemi viventi) non è un evento così improbabile come immaginato dalla biologia convenzionale.
- Questa semplicità nell’emergere degli esseri viventi supporta solidamente l’assunto che la vita non è solo un fenomeno molecolare, ma è primariamente basato sulle capacità auto-organizzanti di organismi mesoscopici (vescicolari) che includono non solo la loro (solida) chimica ma nel complesso la loro chimica fisica.
Se prendiamo in considerazione la definizione qui offerta di vita, che non è legata alla sua base chimica ma ad un’informazione specificatamente organizzata, possiamo tranquillamente assumere che la nostra conosciuta e inequivocabile (proteine DNA-RNA) vita (vita 2) è circondata e addirittura immersa in una vita parallela (vita 1) che è molto più consistente, forte. La sua forza è provata dalla già descritta alta resistenza, contrariamente a quanto succede agli organismi ordinari, a dannosissime condizioni chimiche e fisiche (anche ad altissime radiazioni gamma, ad esempio). Quest’altissima resistenza indica che la vita 1 non è organizzata su una matrix di informazioni molecolari come nel caso della vita 2, bensì è definita solo in maniera grossolana nella sua chimica. (…) è già chiaro che la vita 2 può non solo passare alla vita 1, ma produce realmente anche alcune sue forme. (…)